mercoledì 25 novembre 2015

Riforma dei Municipi di Genova. Ri-Forma che è anche Ri-Sostanza.


Quest'oggi presenterò in Commissione I (prima) del Municipio Medioponente due mozioni.

La prima più generale su una riforma di tipo istituzionale dei Municipi genovesi.
La potete leggere qui.

La seconda invece specifica sulla riforma del sistema elettorale dei Municipi.
La potete leggere qui.
Volendo ho anche preparato delle slide esplicativ-divulgative che potete vedere qui.

Sono molto più di semplici proposte di Riforma, come detto, sono sostanza!

Sono due mozioni separate, ma collegate. La prima è soprattutto di metodo, chiedendo a gran voce che i Municipi vengano riformati, altrimenti è meglio chiuderli, dando nuove competenze e che questo cambiamento sia guidato dal basso, non da qualche ufficio senza consenso politico.

Per dimostrare che questa riforma si può fare e che i Municipi sono pronti ad avanzare idee, e non solo mugugni, si propone come riformare l'attuale sistema elettorale, "il colabrodum", perché fa acqua da tutte le parti. L'attuale sistema piega le istituzioni ai Partiti e agli accordi, col rischio di rendere i Municipi, istituzione più prossima, ingovernabile e schizzofrenica.

Nel concreto si chiede che vengano date ai Municipi le competenze già previste dallo Statuto del Comune di Genova, ma che non sono in grado di svolgere per mancanza di fondi.
Per esempio rafforzare le aree tecniche, che quando si rompe una finestra in una scuola o in un asilo è un dramma capire chi riesce e deve ripararla.
Per esempio, vista la mancanza cronica di risorse, fare un regolamento comunale del volontariato, chiaro e semplice, che consenta ai cittadini di aiutare i Municipi in opere di piccola manuntenzione, cosa spesso difficile da portare avanti per problemi burocratici. Nel Medioponente lo abbiamo provato per la pulizia dei rivi, tema fondamentale.

Chiediamo poi che il sistema elettorale sia uno strumento di democrazia e non di spartizione del potere (per cui provate a leggere e non a sbuffare pensando che sia solo politichese) quindi si propone:
- possibilità di voto a tutti gli immigrati con permesso di soggiorno, e possibilità di voto per i sedicenni.
- Doppia preferenza che sia uomo/donna, come è già ora per i Comuni, perché non c'è migliore cambiamento di quello di una onda rosa nelle istituzioni!
- Elezione diretta del Presidente di Municipio, com'è adesso per Sindaco e Presidente di Regione (quindi con voto disgiunto, ma in questo caso con schede separate).
- Premio di maggioranza che tenga conto dell'affluenza, perché va bene governare, ma qualcuno si deve pur rappresentare!
- Introduzione di un limite di mandati non solo per il Presidente, ma anche per i Consiglieri. Tre mandati e poi ci sono tanti giovani attivi nei quartieri che possono dare il loro contributo.
- Diminuzione dei Consigli municipali da 24 a 19 membri, in linea con le diminuzione avvenute per i Comuni.
- Basta coi ribaltoni! Possibilità di sfiduciare il Presidente solo e soltanto se si ha un nome alternativo, invece di fare i congressi di Partito nei Consigli sulle spalle dei cittadini.
E molto altro ancora più in dettaglio che potete vedere nel testo integrale.

Ritengo che sia un tema fondamentale, da cui dipenda il futuro della città.
Alle scorse elezioni, del 2012, per i Municipi e il Comune di Genova ci son state due novità fondamentali: una maggioranza in Comune trainata dalla "sinistra arancione" e i tanti giovani nei Municipi, premiati da molte preferenze, portatori di una forte carica innovatrice.
Io penso che questi giovani siano stati o cooptati o isolati (per quanto mi riguarda hanno provato a cooptarmi e infine isolato) e che la "sinistra arancione" almeno a Genova stia faticando di fronte alla sfida del governo.
Molto è dovuto ad errori delle sinistre e dei giovani, ma il vero limite è la macchina del Comune, anche quella istituzionale.
Per cui riformarla è una questione di sostanza, non fuffa!

Disponibile ad ogni tipo di confronto sul tema, di chiarimento e aggiornamento.

Grazie se avete letto fino a qua!

Alberto Spatola, il Consigliere del Medioponente


mercoledì 4 novembre 2015

Giovani e Genova. Non chiedeteci di restare, andate voi in soffitta.

Ieri su Primocanale si chiedeva ai giovani di non scappare da Genova, ma di cambiarla.
Insomma di votarsi ad una causa persa, sacrificando se stessi in una città bella, ma...
Perché adesso questa chiamata, sempre solo quando si balla sul baratro dell'emergenza, reagendo così in modo scomposto, spingendoci ancora un po' più giù, Perché?
Ai giornalsti piacerà il pathos, la storia, la lotta, ma questa città chiede di non essere svegliata, vuole i giovani per pulire le cantine per la prossima possibile alluvione, ma se i primi e i secondi erano "angeli del fango", i prossimi saranno simbolo di disperazione di una città immobile che vede il futuro come un fastidio, il presente come uno ostacolo, il passato come rifugio.
Questo non vuol dire darsi al disimpegno e girare le spalle alla nostra città, ma essere realisti, e non chiedere ai giovani genovesi di spendersi per cause superiori destinate a bruciare le speranze e le vite.
Smettiamola di fare appelli vuoti, generazionali, che nascono dall'inconscia voglia di scaricare le colpe su chi se ne va, ma presentiamo progetti e idee per Genova che possano impegnare i nostri tempi liberi, unire utile e dilettevole.
Perché salvare Genova deve essere un passatempo, non di più, non un "lavoro" visto che dopo poco questa città ti metterà in cassa integrazione, licenzia.
E se vogliamo trovare un nemico per ragioni sceniche, teatrali, non ammoniamo chi se n'è andato da Genova e l'Italia o sta per farlo, ma quel tappo, quella crosta, peggio della macaia, che copre Genova, fatta di vecchi dinosauri, ma non solo, e se non vogliamo mandarli in cantina, che è allagabile, mandiamoli in soffitta.

Alberto Spatola

martedì 20 ottobre 2015

Sono un abusivo, dimissioni dal Partito.

Questa la lettera che ho oggi presentato in Assemblea PD Genova:
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Sono un abusivo.
Sono un abusivo perché ormai senza casa politica, di fronte agli sconvolgimenti delle ultime regionali ho detto che i dubbi sono il metro del mio pensiero.
Poi ho iniziato a far chiarezza cogliendo l'opportunità di una distanza voluta e ora ricercata.
E mi è chiaro come il PD sia un Partito ormai perso e che a sinistra non sta nascendo nulla di utile, quindi, come avrei voluto fare durante la campagna elettorale, è arrivato il momento che mi dimetta da organi che sto occupando abusivamente essendo ormai senza casa politica e avendo preso una decisione chiara col voto di Maggio: non aderire ad altri soggetti, ma scegliere liberamente, senza appartenenze.
Mi sono illuso che questa mia voglia di libertà potesse essere contagiosa e facesse nascere una rete di indipendenti di centrosinistra che anteponessero Genova ai giochi di palazzo, alle sigle.
La città declinante prima del palazzo marcio, sarebbe arrivato il momento di pensare a Genova, Ora Genova, ma siamo invece sempre più condannati alla dittatura del presente, alla mancanza di prospettiva, sempre più intenti a costruire carriere e accordi, invece che popolo e idee.

Per cui formalizzo le mie dimissioni dalle Assemblee provinciali e regionali del PD di Genova e Liguria, le mie dimissioni dal direttivo del Circolo PD di Sestri Ponente e comunico che non rinnovo la tessera dell'anno 2015.
Rendo noto il fatto, per iscritto, al Segretario, del territorio di Genova, Alessandro Terrile.
Chiedo che comunichi, a chi di dovere, per quanto compete l'assemblea regionale e il direttivo del PD di Sestri Ponente, mettendo a conoscenza gli iscritti ai Circoli PD di Sestri e Cornigliano.

Da ultimo mi sono definito un "attivista a chiamata" che sogna di mettersi in proprio.
Il mio impegno sarà in questo senso: spendermi per singoli progetti che valgano la pena. L'ultima "chiamata" a cui devo, con piacere, ancora rispondere è quella di 413 cittadini del Medioponente che mi hanno eletto Consigliere di Municipio votando me e il Partito Democratico.

Per questo continuerò a svolgere il mio compito di Consigliere nelle file del gruppo del Partito Democratico del Medioponente, da indipendente, e continuerò a contribuire economicamente al Partito con la parte di "gettone di presenza in Consiglio" che gli spetta come accordato nel 2012.

Sempre che questo sia accettato, perché come si può capire di fare l'abusivo non ho nessuna intenzione, per cui mi si faccia sapere chiaramente se un battitore libero è sopportato, io non ho remore ad allontarmi ancora un po'.

Questa politica non offre possibilità di cambiamento e azione: è speculazione finanziaria fatta consenso, in cui ognuno mi dice di fare carriera o di provare a cambiare le cose, e quando chiedo come, mi si inizia a parlare di "presidiare il fortino" o di "fare le scarpe" a qualcuno. 
Preferisco rimanere coi piedi per terra, con le mie scarpe e non essere più un abusivo.
Così senza tetto per essere capace di guardare il cielo.
L'ultima volta che l'umanità il cielo lo ha guardato è andata sulla luna.
Quando torneremo a farlo anche noi?
Io ora.

Alberto Spatola

martedì 8 settembre 2015

Post inutile per gente inutile, dei referendum e altre magagne

Avviso ai naviganti, questo post è scritto solo come atto di narcisistica chiarezza e trasparenza con un tocco di generosità per i tanti pettegoli della politica.
Ebbene si oggi ero al banchetto referendario di Possibile in Via Sestri.
Non ero ad organizzare, ma un amico mi ha chiesto di dare una mano, e visto che potevo, mi sono messo a disposizione e dopo due ore di raccolta firme mi son sentito di dirgli grazie, perché mi ha fatto fare qualcosa di costruttivo e buono.
Sono quindi in Possibile, il movimento fondato da Giuseppe Civati, e altri, uscendo dal PD? Assolutamente NO.
I referendum non li ho nemmeno firmati tutti e otto, ma solo sei (quelli sulla legge elettorale non mi convicono, 'sta legge elettorale e la riforma costituzionale a me garbano vagamente).
Questo è quanto, non c'è altro da aggiungere, altro non è cambiato. Per le voci di corridoio e i veleni c'è sempre spazio quindi non mi dilungo, e se qualcuno vorrà firmare firmerà, io sono soltanto "un attivista a chiamata" che sogna di mettersi in proprio.

Alberto Spatola, con disillusione

sabato 6 giugno 2015

Scommessa persa, Ora Genova!

Le analisi si sprecano, i litigi da asilo anche, insomma la bruttissima campagna elettorale ligure sta proseguendo sotto nuove forme ancora più acide e sterili dovute al fatto che ormai le urne sono chiuse e la cruda realtà si presenta sotto forma di dati assoluti e percentuali, ma alla fine non è molto diversa da quella che si respira per strada.
Io ho fatto una scommessa, un salto fuori dal cerchio, ho votato Rete a Sinistra, e quella ha perso, non miseramente, ma ha perso.
Non ci voleva un esperto per capirlo, bastava seguire le ultime settimane di campagna, molti come me, di fronte alla sfaldamento generale, si sono rifugiati in un voto personale, ma di progetti politici per la regione non se ne sono visti.
Tutto è stato un enorme concorso di bellezza, un carrozzone di proclami e collocamenti politici nazionali, ha vinto nelle urne quello più aggressivo e unitario, e come al solito ha vinto il “fuori urna”, l'astensionismo, quasi il primo “partito” in assoluto.
Quel che sarebbe servito era un progetto per la Liguria e per il suo capoluogo, Genova.
Perché è il momento di pensare meno alle etichette e più alla città: ora Genova!
C'è un filo rosso nel centrosinistra, anzi un intreccio di diversi colori, fatto di persone che a volte non votano, che restano intorno al PD e alleati se questi sanno produrre qualcosa di nuovo e promettente, come per esempio è apparso Doria nel 2012, ma che se la proposta di centrosinistra non è indipendente dai soliti giochi di potere votano altrove, magari i 5 Stelle, oppure Musso, e se hanno pelo sullo stomaco si rifugiano sempre nel solito voto, tra mille disillusioni e alla ricerca di una buona preferenza da dare. Qualcosa di molto simile a “Fantozzi al voto”.
A questi indipendenti di centrosinistra bisogna dar voce non con una rete di interessi e personalismi, ma con un progetto per Genova!
Indipendenti perché mettiamo la città al primo posto, di centrosinistra perché sappiamo che bisogna uscire fuori da una politica fatta di egoismo, malaffare e concentrata solo sul presente, e invece dobbiamo portare avanti un ABC semplice e chiaro: Ambiente, Benessere e Chiarezza delle regole.
Ambiente perché serve un piano di sicurezza del territorio, non bastano alcune infrastrutture fatte con mille ritardi, ma un forte sostegno al lavoro e a reti d'imprese al fine di investire sul nostro verde in maniera utile a tutta la città e la sua qualità, Benessere perché Genova e la Liguria sono tra le parti d'Italia col peggiore servizio per i pendolari, perché Genova è la città più vecchia d'Italia, ma si continuano a smantellare i servizi alle persone e ogni discorso sul trasporto pubblico locale diventa una trincea tra pubblico e privato, senza accorgersi che abbiamo perdite in società come “Genova parcheggi” che dovrebbero avere insegne d'oro, grazie alle strisce blu e invece hanno i conti in rosso, per cui sarebbe l'ora di riordinare Genova e le sue “partecipate” pensando al servizio e alle persone, Chiarezza delle regole perché non possiamo avere 9 Municipi che servono solo come parafulmine politico e amministrativo per Palazzo Tursi e nessuna chiarezza sul chi ha responsabilità tra uffici e politici, perché è grazie a questa confusione che nasce l'abusivismo, le mafie proliferano e di riflesso fanno breccia le “ruspe leghiste” che colpiscono i deboli (colpevoli e non colpevoli) e fanno finta che le mafie non vi siano (ROMeridionali penseranno), quando invece “basterebbe” chiarezza e rispetto delle regole.
Io voglio portare avanti questo progetto, penso che ora sia il momento per Genova.
L'altra sera in quel di Lubiana durante una cena da me preparata ci siamo confidati tra Erasmus italiani, che ci era venuta voglia di scappare all'estero, ma ora che si avvicina il ritorno a casa, sta salendo la voglia di lottare in Italia.
Lo stesso è per me, e vorrei portare avanti un progetto capace di riportare a Genova ragazzi e ragazze andati via e attirare anche nuovi talenti.
Per cui non mi importa delle possibili epurazioni, assemblee in corso, cantieri per nuove sinistre (come sempre al plurale senza pluralità), quando tornerò troverò il modo di incontrarmi con tutte le persone, gli amici con cui ho condiviso momenti di vita politica e non solo e deciderò come portare avanti al meglio un progetto indipendente di centrosinistra per Genova, perché ora Genova!

Alberto Spatola

domenica 24 maggio 2015

Al voto! Con Luca Pastorino e Marcello Napoli

Luca Pastorino
Più che un voto sarà una zingarata per me.
Verrò giù apposta dalla Slovenia per votare, affitterò una macchina e darò mille passaggi in "bla bla car".
Per cui la domanda è chi me lo fa fare?
Luca Pastorino che è candidato Presidente della Liguria e Marcello Napoli candidato al Consiglio regionale per "Rete a Sinistra" potrei rispondere brevemente, ma c'è di più.
Per la prima volta mi ritrovo a votare al di fuori del recinto democratico.
Per un iscritto da oltre 7 anni e rappresentate nelle istituzioni del PD, da quasi 3, non è cosa semplice e la scelta è ponderata, e ponderato è il fatto di renderlo pubblico.
Penso che due persone come Luca e Marcello meritino il mio pieno sostegno, perché per me politicamente son come un fratello maggiore e uno zio, con cui ho condiviso tante avventure umane e politiche e anche qualche divergenza.
Sono due calciatori, e pur non avendoli mai visti giocare, me li immagino aggueriti, pieni di stile, abilità tattica e con l'incredibile capacità di rassenare il peggior clima da spogliatoio, per cui per me, portiere sgraziato nel calcio a 5 (più facilmente 4) del giovedì sera, sono spesso un modello, quel sorriso, humour e parlata silenziosa, a volte un po' mangiata, che li fa subito essere amici.
Sono poi espressione di "Rete a Sinistra", un laboratorio politico su cui ho dubbi, l'ho visto da vicino e ne conosco i protagonisti, ma che penso meriti più di un voto, insomma una bella scommessa su cui è giusto e doveroso puntare, perché la nostra Liguria ha bisogno di onestà e di un progetto con tutti gli occhi sul territtorio e non soltanto gli accordi di potere, perché il PD, in particolare in Liguria, è sempre più "il potere per il potere".
"Rete a Sinistra" ha saputo mettere in campo molte candidature valide a cui mi dispiace non offrire altrettanto sostegno, ma qualificano un progetto che è di squadra, anzichè la solita guerra tra bande delle preferenze, una battaglia solitamente piena di codici d'onore e sgambetti a cui nel 2012 avevo preso parte con le municipali e che spero di aver portato avanti con lealtà e correttezza.
C'è un capolista, Gianni Pastorino, che si è presentato subito a me con un difetto evidente, essere compagno di classe di mio padre #SiScherza, ma con cui ho avuto modo di parlarci e ho colto una solida preparazione politica e capacità di analisi che, in un mondo sempre più di improvvisati, fanno emozionare.
C'è un Consigliere comunale, Enrico Pignone, con cui condivido l'amore "Borselliniano" per Sestri Ponente ("Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste nell'amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare." P.Borsellino) e che è tra i più efficaci nel spingermi tra le braccia di un nuovo soggetto politico dicendomi che c'è bisogno di gente come me.
E ci sono molti altri in "Rete a Sinistra" che conosco o che conoscerò.
Infine so che alcuni di coloro che mi seguono hanno un certo ritegno nel votare "Rete a Sinistra" per cui avrei altri consigli, ma in ogni caso il mio candidato Presidente è Luca Pastorino.
La "Lista Pastorino" in cui c'è candidato Gianpy Malatesta, un amministratore "pane al pane e vino al vino" che sa appassionarsi come non mai e che sto seguendo da Lubiana sui social network con enorme piacere, perché so quanto sia travolgente.
E poi per chi è ostinato a votare PD il mio parere è che la preferenza sia da dare a Sara Di Paolo, con questa campagna elettorale sta conducendo un "viaggio ligure" alla ricerca di energie da liberare, un messaggio positivo e di speranza, che in un PD ligure ancorato in queste regionali alla logica del "meno peggio" fine a se stessa risulta una vera perla rara.
Marcello Napoli
So che arriveranno le critiche e i veleni da corridoio politico con questa mia dichiarazione di voto, ma la mia è una dichiarazione estremamente personale, di fiducia, fatta col cuore. Perché in sette anni di esperienza politica ho imparato, che di strateghi, di proclami e collocamenti ideologici fini a se stessi non ci si può fidare e spesso offrono profonde delusioni. Io non voglio essere tra chi delude, spero di non starlo facendo adesso e son pronto a discutere e a confrontarmi (ne ho un gran bisogno) con chi volesse.
Grazie e buon voto!

Alberto Spatola

venerdì 8 maggio 2015

Lettera ad una sinistra nascente. -Di proclami mi sono rotto le scatole, voglio una utopia concreta-

Lettera ad una sinistra nascente suona un po' come scarpe rotte eppur bisogno andar.
Ma qui il tema non è se si deve andare, camminare, questo è fuori di dubbio, la questione è verso cosa, visto che di certo non miro alla rossa primavera.
Perché se no è camminare alla ceca, sballotati da avversari abili nel traccheggiare in questa epoca di cambiamenti, invece la sinistra ha bisogno di una "utopia concreta" in grado di farci trovare la strada.
Lei è all'orizzonte. [...] Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l'orizzonte si sposta di dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l'utopia? Serve proprio a questo: a camminare. [Eduardo Galeano]
Prendendola alla lontana abbiamo bisogno di mettere in soffitta molto del nostro passato e sapere fare una sintesi positiva per il futuro.
Penso che la grande tragedia del secolo scorso sia stata il divorzio tra libertà e giustizia. Una parte del mondo ha sacrificato la libertà in nome della giustizia, e l'altra parte ha fatto l'opposto. [...] Ricucire quel legame rappresenta la grande sfida di questo nuovo secolo. [Eduardo Galeano]
Giustizia e Libertà verrebbe da dire in maniera semplice e nostalgica guardando agli anni '40-'50, guardano a quel secondo dopo guerra, le cui scelte a sinistra, hanno condannato l'Italia all'immaturità politica e non solo. Ma se la sinistra vuole avere un futuro non deve mettersi a rincorrere nè le rosse primavere come vorrebbe qualcuno, nè il Partito d'Azione come vorrei io.
La sfida è più grande delle nostre etichette e ha bisogno di sforzi trasversali, una federazione chiara negli intenti e nei programmi ed elastica nelle categorie, perché non abbiamo bisogno di una nuova gabbia, per alcuni più piccola, per altri più grande, ma di un nuovo campo da arare (verrebbe da dire "da costruire", ma tra i chiari intenti e programmi ci vuole il cemento zero, per cui il campo lo ariamo, anche perché il campo c'è già).
Passando alla pratica dobbiamo già ora chiarire che dobbiamo sconfiggere i crescenti nazionalismi ed egoismi, ponendoci in un ottica europea e quindi interrogarci sulla collocazione in EuroParlamento. Nella GUE -sinistra europea-, per poi chiederci i danni di guerra l'un l'altro? No, grazie. Sembra questione di poco conto, ma SEL si è spaccata anche su questo, al netto dei trasformismi alla Migliore, c'è anche stata una lettera di Fava che solleva molti dubbi ancora attuali, e che posso fare miei nei confronti della "sinistra nascente".
La scelta, per me, non è tra la rassegnazione a una deriva minoritaria in cui non mi riconosco più e l’adesione a un’altra forza politica (il PD ndr): esiste anche il primato della propria coerenza e soprattutto della propria autonomia. Senza alcuna subalternità nei confronti di nessuno. [Claudio Fava]
E a proposito di coerenza ieri Civati citando Piero Gobetti e uscendo dal PD ha detto una cosa ineccepibile.
[...] si può coltivare la coerenza come voleva Gobetti (vero antidoto per lui al potere per il potere), si può banalmente fare quello in cui si crede, che si sente profondamente. [Giuseppe Civati]
E qui si apre un altro tema enorme, molto più vicino a quello che posso far io e a quello che decreterà se la "sinistra nascente" avrà un futuro.
Come evitare che la "sinistra nascente" sia l'ennesima formazione percepita, con gran ragione, come coaugulo di "potere per il potere", per Gobetti, come abbiamo visto, si deve coltivare la coerenza, secondo me non basta.
Ci sono di mezzo due ostacoli, uno è lo studio, la formazione, perché solo una cultura profonda può consentire di coltivare una coerenza sincera e per questo la "sinistra nascente" dovrà afferrare tra le mani meno bandiere e più libri, fare meno petizioni su internet e scaricare più ebook.
L'altro ostacolo sono le persone, gli abitanti della sinistra.
Gli abitanti della sinistra sono divisi in tre categorie a mio parere: gli ideologi, gli strateghi, i costruttori.
Gli ideologi son quelli che aprono per primi il banchetto, che però ha portato un altro compagno, son quelli che parlano più forte e in maniera più radicale, sono i puri che epurano, hanno strani innamoramenti, si dicono da sempre nel movimento, ma hanno provato a candidarsi sempre in liste diverse, qualche volta sono stati eletti e hanno fatto solo del casino.
Gli strateghi son quelli che fanno discorsi vuoti, ma che appaiono pieni di significato, son quelli che hanno la parola d'ordine per far scattare l'applauso quando la riunione va per le lunghe in modo tale che poi in un'altra stanza siano loro a decidere mentre gli ideologici gli danno le pacche sulle spalle, sono quelli che se si aprono un po' scopri che sono più di destra di Renzi, anche, se non soprattutto, nei metodi, e son finiti a sinistra perché isolati e scartati a buon ragione e ora coltivano con morbosità sogni di gloria in partiti piccoli che cercano di ritagliare sulla loro misura, grazie al supporto degli ideologici, che essendo solitamente di età avanzata, riflettono la loro voglia di carriera su questi strateghi.
Se beccate un giovane ideologo è la fine, brucerà tutta la buona militanza intorno a se come un piccolo Stalin di quartiere che gioca alla Siberia, perché solo questo sanno fare giocare, vorrebbero essere degli strateghi, ma sanno fare soltanto sermoni fumosi e polverosi, dopo poco lo capiranno e si metteranno al fianco di uno stratega da pochi soldi divenendo dei lacché bavosi.
Infine i costruttori che sono la maggioranza relativa solitamente, ma devono scontrarsi con l'arroganza degli altri due gruppi e i dubbi dovuti alla volontà di costruire una sinistra di governo pronta ad interrogarsi sul come mettere in pratica i propri principi.
Sono solitamente molto diversi tra loro i costruttori perché sfuggono alle etichette e hanno un background anarchico, pur capendo che il mondo è ben lontano dai sogni libertari e quindi i costruttori soffrono, hanno le facce contrite durante le assemblee e riescono a sorridere grazie ai loro hobbies e guardando alle singole persone.

Se vogliamo dar vita alla "sinistra nascente" dobbiamo aiutare i costruttori ad aver coraggio perché questo è il loro momento. Mettano nel dimenticatoio strateghi e ideologici, solo così potremmo mettere da parte le logiche da sommatoria, stile Sinistra Arcobaleno, e il senso di inutilità che ora la sinistra offre all'elettorato che vede in essa l'ennesima formazione di potere per il potere e molto spesso in preda all'incoerenza.
Tutte quelle citate per me sono precondizioni perché si possa scomettere un cent sulla "sinistra nascente" che se avverranno potrebbero mettermi nelle condizioni di dare il mio contributo.
Altrimenti è meglio studiare aspettando tempi migliori. Perché abbiamo bisogno di nuove proposte, di nuovi programmi, di una nuova "utopia concreta", poi i leader arriveranno, anche in maniera inaspettata come in Viva la libertà -Il trono vuoto-, invece di proclami e di giochi di potere ci siamo rotti le scatole, di fare altre battaglie congressuali, nel cortile dietro casa mi sono rotto le scatole.

Alberto Spatola

mercoledì 6 maggio 2015

Finalmente a casa. (mentre quelle politiche sono in macerie)

Ero sul confine con la Slovenia, dalle parti di Gorizia, e ho inviato l'sms che riporto al Segretario regionale del PD ligure Giovanni Lunardon, a cui avevo confidato il mio malessere nel condividere ruoli di responsabilità nel PD in virtù del mio impegno (se pur da oltre confine) per Luca Pastorino e vista anche la mia "analisi" della situazione del PD attuale.
Poi sono entrato in Slovenia e mi son sentito finalmente a casa.
"Alla fine come avrai saputo ho seguito il tuo consiglio, niente autosospensione dagli organi di Partito in cui sono, visto che ho constatato che è opinione comune che questo sia il momento della guerra tra bande e del fraintendimento, e che quindi un gesto di chiarezza e correttezza non verrebbe capito, e che quindi il valore dell'esempio non sia di casa nel PD.
Questo mi fa pensare che siamo sempre più in un Partito irrecuperabile, ma se ci sarà un spiraglio di ricostruzione voglio esserci, sperando di essere nelle condizioni di poter dare il mio contributo, perché è troppo semplice dirmi che sono una colonna portante del PD locale, che non devo mollare, e poi ritrovarmi senza agibilità politica.
A presto e buona campagna!
PS: a Sestri, come sempre, è già partita la caccia al dissidente da parte dei "tuoi", cioè la parte più retriva del Partito appena un goccio meno banditesca dell'altra.
"
P.P.S.: pubblico l'sms non per volontà di trasparenza morbosa, ma perché credo di aver lì ben sintetizzato la mia relazione col PD.

Alberto Spatola

domenica 26 aprile 2015

Lettera ad un Partito perso

La faccio breve.
Potrei rendere la riflessione molto più profonda, ma è della semplicità che siam voraci.
Il PD era una somma di conservatorismi passati che dovevano produrre il progressismo del futuro, una contraddizione all'apparenza, ma che ha guidato molti, o per lo meno così per me è.
Ora che i conservatorismi passati stanno svanendo la logica si presenta al posto del progetto e così è sempre più concreta la nascita del conservatorismo del presente.
Lo so è ingeneroso semplificare l'incalzante attualità con così poche parole, ma l'intollerabilità sta nelle dinamiche locali del PD, il trasformismo ingenito, l'immoralità e piratismo fatto a cultura politica, la mancanza di riflessione per ottenere la riforma, a volte necessaria, ma mal fatta, spesso inutile, ogni tanto chiara espressione di una politica conservativa e di austerity da periferia dell'impero.
So, come amo dire, che è il governo il metro della politica o, meglio ancora, ma stavolta è Don Milani, bisogna avere il coraggio di sporcarsi le mani. Ma qui, come da 150 anni, si tratta più del solito barcamenarsi, poi per carità si è saputo mettere Berlusconi e alcuni tratti del berlusconismo in soffitta, ma dal cambiare si è lontani.
Penso che il PD di oggi sia più presentabile, ha un suo profilo, ma per quanto camaleontico, "Partito della Nazione", non mi va bene, anche e soprattutto perché manca l'ossigeno per portare avanti idee alternative, come sempre è stato, ma prima c'era la speranza di rottamarli.
Per cui arriva il momento delle scelte, il momento del "che fare?", come ho già scritto.
Non mi metterò certo a firmare manifesti dei dissidenti, perché il voto disgiunto si fa, non si dice, ed ad un certo punto bisogna avere il coraggio di chiedersi se si vuole avere responsabilità in una comunità politica anche coi suoi disvalori oppure no, perché la purezza non c'è e non c'è mai stata.
E il cuore dell'interrogarsi è se il PD è un partito che si è perso, o un partito perso?
Fuori di gioco di parole, il PD è irrecuperabile? Vogliamo far la storia facendogli ritrovare la strada o guardandolo all'orizzonte mentre va alla deriva?
Guardando alla Liguria e guardando a queste ore tutto appare senza speranze, ma dobbiamo saper uscire dalla dittatura del presente, come direbbe Zagrebelsky, e così la domanda diventa più complessa.

Alberto Spatola

sabato 28 marzo 2015

Identità

In molti, in queste ore, mi stanno scuotendo dal torpore dell'Erasmus con la impertinente domanda "che fai?" o addirittura la svolgono nel modo ben più celebre, ma anche sfibrante (per me), "che fare?" [Что делать?].
Ovviamente non si riferiscono alle vite studentesche in quel di Ljubljana, ma il "che fare?" è in ambito politico e ligure.
So quel che ho detto, che non voterò ciò che è emerso dalle primarie di Gennaio, so che dubbi sul come votare non ne ho, secondo i miei principi e conoscenze, so che mi fa male sentire che l'alternativa che sta nascendo con la "Rete a Sinistra" e con Luca Pastorino viene da alcuni bollati come "arrivismo" o irriconoscenza del "delfino". Quest'ultima cosa è quella che più mi urta, perché so la fantasia e la dedizione che ci ho messo, insieme ad altri, per poter dire che con "Pastorino sono anch'io in Parlamento" per poter dire "Luca Pastorino, il tuo parlamentare".
E, tra parentesi, sono entrambi slogan miei.
Ma orgoglio a parte sono i dubbi il metro del mio pensiero.
Ed è per questo che il titolo del post è identità, perché quando traballano t'interrogano/ quando t'interroghi traballi.
Buon interrogarsi a tutti, ci si vede ad urne chiuse e anche un po' dopo!

Alberto Spatola